20 novembre 2007

Le Lei: La Crocerossina

nome scientifico: Salvatrix causae disperatae

La crocerossina è facile da riconoscere quando è fidanzata, meno facile quando è single e in entrambi i casi, un pessimo affare.
Da fidanzata i suoi tratti distintivi sono la depressione cronica, lo scarso senso di autostima ed un occhio nero simile a quello del panda maggiore. Da single invece mostra un cocente livore nei confronti degli uomini in generale e l'ultimo fidanzato in particolare.

Se non siete drogati, alcolisti e predisposti alla violenza coniugale, sappiate che le vostre possibilità con una crocerossina, sono praticamente nulle: inevitabilmente essa vedrà in voi un amico, col quale sfogarsi nei momenti in cui, prendendo il coraggio a due mani, si allontana provvisoriamente dal suo fidanzato (le relazioni delle crocerossine durano circa 3 mesi, salvo poi avere strascichi di 5 o 6 anni...).

In questi momenti vi assillerà dicendo che voi sì che la fate sentire bene, che adesso si sente tranquilla e sicura della sua decisione, che finalmente si sente libera, positiva, che non riesce a farsi una ragione di come abbia potuto sopportare tutte le cose che ha dovuto sopportare.

Ovviamente dopo 2 settimane, 1 mese o poco più, da un giorno all'altro tornerà dal suo fidanzato, per ricominciare da capo la trafila dei tira e molla.

Non voglio sostenere che la crocerossina sia una bugiarda. Probabilmente è sinceramente convinta di quello che dice, salvo un piccolo particolare: lei non dice queste cose per comunicarvi qualcosa, ma ripete ossessivamente queste cose perché, prima di tutto, ha bisogno di convincere sé stessa.

FAQ

Ho il primo appuntamento con una ragazza che temo sia una crocerossina, come devo comportarmi?

Nel caso abbiate l'impressione che la ragazza con la quale dovete uscire sia una crocerossina, in pratica avete 2 possibilità.

Se ci tenete molto a lei, l'unica cosa da fare è quella di iniziare rapidamente a drogarvi ed abusare di alcool, al primo incontro dovrete parlare quasi esclusivamente di voi stessi, di come fate schifo, del fatto che tutti ce l'abbiano con voi (ricordatevi che per riprodurre il profilo classico del tossicodipendente, sono fondamentali gli elementi di autocommiserazione ed il complesso di persecuzione). Non fatela parlare dei suoi ex (ricordare un dolore significa, in qualche modo, riviverlo...e quindi, nella sua psiche, reinnamorarsi del buzzurro in questione), ma gestite voi la discussione, siate prevaricatore e sottolineate come tutte le vostre ex sono state delle puttane egoiste...Lamentatevi, lamentatevi e lamentatevi. Se nel dire queste cose non vi scappa da ridere, il più è fatto. Nella sua mente contorta voi sarete considerato come un caso problematico, una persona che, qualunque cosa faccia, non la fa per sua natura, ma perché non ha mai trovato qualcuna che lo amasse abbastanza da “salvarlo”.

La seconda possibilità consiste nel comportarvi in maniera naturale; probabilmente in voi non vedrà nulla se non una spalla in più su cui piangere (le crocerossine sono sempre avide di nuove spalle su cui piangere). Questo non significa che, magari nel lungo periodo le cose non possano cambiare, ma mettetevi il cuore in pace: al 99%, anche se intimamente siete innamorati l'uno dell'altra, il vostro rapporto non troverà mai uno sfogo passionale.

Ho una fidanzata crocerossina, cosa posso fare?

Se siete il fidanzato di una crocerossina, significa che siete un disgraziato, quindi non avete bisogno di grandi consigli sul come gestire il vostro rapporto. Probabilmente lei già vi mantiene e vi offre un tetto; d'altra parte la vostra triste condizione di alcolista e/o tossicodipendente non vi consente di avere un lavoro regolare. Ad ogni modo, posso permettermi di darvi alcune imbeccate per rendere ancora più stabile e gratificante il vostro rapporto.

Se avete problemi economici (ed essendo un tossicodipendente, è facile che effettivamente li abbiate), potete proporre alla vostra fidanzata di prostituirsi per il vostro bene. In un primo tempo potreste proporle sesso di gruppo o scambio di coppia, giusto per farle progressivamente superare le inibizioni riguardo il fare sesso con sconosciuti. Da lì a proporla come piatto forte dei festini, il passo è abbastanza breve. Una giovane di aspetto gradevole può valere fino a 200 euro per prestazione, o 1000 euro per l'intera notte.

PARTE 5: I LUI

Gli uomini sono bestie poco evolute, che valutano la propria vita in termini molto semplici: oggi sto meglio di qualche tempo fa? Mi piace la mia automobile? La mia donna è abbastanza sexy? sono sessualmente soddisfatto? Sono sazio?

Se le risposte a queste 5 domande sono 5 sì, l’uomo ritiene di essere felice e non farà nulla per modificare questa situazione.

Se voi donne volete che il vostro uomo non vi abbandoni, non avete altro da fare che restare desiderabili, praticare sesso a comando, decantare le bellezze della sua nuova macchina, annuire quando il vostro uomo si lamenta del proprio lavoro ed avere il frigo sempre pieno.

Ragionevolmente semplice.

Il problema nasce quando (come succede praticamente sempre), le donne iniziano a lamentarsi di come un tempo si andasse sempre al cinema, mentre ora si passi la vita davanti alla televisione o frequentando amici noiosi che non parlano che di fantacalcio, videogames o calendari di veline...

In realtà quello che (intuitivamente) le donne hanno capito è che la TV può essere allo stesso tempo una potente alleata, ma anche una perfida serpe in seno al rapporto: da un lato il suo effetto narcotizzante impedisce che il loro “uomo” esca di casa incontrando effettivamente occasioni di reale evasione, dall’altro però l’abbondanza di “gnocca” a qualunque ora del giorno e delle notte può essere pericolosa.

Non c’è uomo che paragonando i fianchi e la cellulite della propria compagna con le tettine ed i culetti ben torniti di una qualche “sirenetta” televisiva, nel suo intimo non rischi di pensare che “in fondo mi potrei meritare di meglio” e poca consolazione dà il fatto che l’uomo medio non ha né il fisico, né tanto meno il conto in banca di un Vieri, un Briatore o un Brad Pitt…ognuno ha di sé una visione che raramente rispecchia le proprie reali potenzialità.

Però, in realtà, nella maggior parte dei casi la pigrizia connaturata all’uomo è un fattore decisivo di cui le donne dovrebbero tenere conto.

Invece le donne non capiscono. Ed iniziano a lamentarsi, senza comprendere che non c’è nulla che destabilizzi un uomo più di una compagna petulante e quindi inziano le interminabili liti basate sul fatto che “non facciamo mai nulla”, “no sei tu che invece non sei mai contenta” etc. etc.

Quando la frequenza e l’intensità delle liti avrà raggiunto un certo limite (variabile a seconda di diversi fattori, come il carattere, le condizioni socio-economiche ed il tipo di attività svolta dai protagonisti) il rapporto entrerà “in crisi”.

LA condizione di “crisi” è lo stato naturale di praticamente ogni rapporto fra uomo e donna.

La fase precedente si chiama “luna di miele” o “ i primi tempi” (quelli che verranno rinfacciati l’un l’altro durante le periodiche litigate), la fase successiva, si chiama "pausa di riflessione", o, meno ipocritamente, “separazione”.

La condizione di “crisi” è intervallata da periodi –brevissimi- chiamati “chiarimenti” o “riappacificazioni” nei quali i protagonisti fanno finta di essersi finalmente capiti mentre in realtà è solo che hanno voglia di fare sesso con un po’ più di pepe del solito.

A volte una coppia va avanti in questo ondeggiare di crisi-chiarimenti-separazioni-ritornidifiamma fino a diventare troppo vecchi per pensare concretamente di ricominciare una nuova vita; più spesso qualche elemento traumatico fa da fattore scatenante per trovare il coraggio di fare l'unica scelta ragionevole, vale a dire, lasciarsi.

PARTE 4: LE LEI

Quando incontrate una ragazza carina e single, aspettatevi che ci sia qualche trucco nascosto da cui diffidare. E se ha un’età attorno i trenta o anche superiore, allora aspettatevi anche di peggio.

Il mio non è pessimismo: è esperienza.

D’altra parte c’è anche una certa logica: se una ragazza è simpatica, graziosa ed intelligente quale ragione avrebbe per essere single?

Credete davvero che abbia aspettato tutta la vita “uno come voi”?

Credete che abbia sognato tutte le notti “uno come voi” e che di fronte agli altri 5000 maschietti che ha conosciuto, e dei quali magari si è innamorata, prima di incontrarvi abbia detto, “sì, è fantastico e simpatico, ma io voglio il personaggio dei miei sogni, non un altro”.

Non funziona così.

Nel migliore dei casi può sembrare che sia così, può anche darsi che nei primi tempi ci si possa anche convincere che sia così, ma inevitabilmente, prima o poi, capirete in maniera chiara e oggettiva le ragioni per cui quel bel bocconcino, per il bene dell'umanità, dovrebbe restare single.


Magari prima di conoscermi era confusa ed immatura, ma adesso è cambiata, penserete voi… magari… effettivamente ha un carattere lunatico o incostante o ha delle fissazioni ossessionanti, ma magari questo è solo un atteggiamento per nascondere le proprie insicurezze, un comportamento dovuto alla mancanza di una persona accanto che la faccia sentire davvero importante, di uno che sappia amarla come potete fare voi. Magari.

Magari avete ragione e sono io a sbagliare. In effetti, a detta delle mie ex, sbaglio praticamente tutto e sempre...

Però in base alla mia esperienza posso affermare che nella maggior parte dei casi non sarete voi a cambiare (in meglio) lei, ma sarà lei a cambiare (in peggio) voi.

Io non voglio affermare che l'amore vero, quello che ti fa perdere la testa e che mette accanto due persone rendendole davvero felici, non esista mai e in nessun caso. Quello che posso dire è che non ho mai visto nella mia vita esempi duraturi di “vero amore”.


Ho visto e vissuto attrazioni sessuali animalesche, cotte colossali, colpi di fulmine, amicizie poi trasformatesi in tenere affinità elettive, simpatie, empatie...Ho sentito definire come “vero amore” ognuna di queste cose, salvo poi dopo 1 mese, 1 anno, 5 anni rinfacciarsi cose assurde, affermare che ci si stava rovinando la vita, che si era rinunciato alla vera felicità per colpa del partner, maledire pubblicamente il giorno in cui ci si è incontrati.


Ho saputo di coppie dove il proprio innamoratissimo partner in realtà si scopava da anni la segretaria, il collega o il migliore amico del partner, ho sentito di persone maltrattate, umiliate, disprezzate, sostenere che non riuscivano a rompere i legami il/la partner le amava troppo.


Ho visto dolcissime “geishe” trasformarsi col tempo in arpie possessive ed ossessive, gelose di qualunque iniziativa del proprio compagno diversa dall'affittare una videocassetta da guardare assieme, ma dispostissime a rinfacciare, nel momento opportuno, che non si fa mai niente.


Ho visto donne far pagare al nuovo compagno le amarezze patite dal fidanzato precedente, salvo poi, una volta esaurito l'odio nei confronti del genere maschile, implorare il fidanzato precedente di riprenderle a trattare male, lasciando il nuovo compagno carico di livore nei confronti del sesso femminile, che lui scaricherà in una innocente fidanzata successiva, innescando una spirale di odio e di terrore inestinguibile.


Ho visto iene mascherarsi da agnelli, ho visto uomini e donne giurarsi eterna fedeltà mentre avevano relazioni intime con altre 4 persone (alle quali avevano, a loro volta, giurato fedeltà), ho visto donne informarsi della “posizione economica” dei loro potenziali corteggiatori prima di accettare qualunque genere di approccio, donne talmente depresse da piangere di disperazione perché l'uomo che frequentavano non era perfetto come il loro ex fidanzato (fidanzato talmente perfetto da capire il momento giusto per tagliare la corda), altre indossare lenti a contatto colorate, fasce contenitive, jeans in grado di modellare il fondo schiena e reggiseni imbottiti, trasformarsi da appetitosi bocconcini in vecchie carampane, nello spazio da percorrere fra il soggiorno e la camera da letto...


Ne ho sentite molte. La maggior parte delle storie a cui ho assistito, sono iniziate sotto i migliori auspici, ma rapidamente si sono trasformate in squallide, drammatiche, invivibili o, più banalmente, troppo noiose per andare avanti.

Ma come detto, non posso affermare che la perfezione non esista.


Magari l'amore perfetto esiste ed è più vicino di quanto non pensiamo, magari è solo una questione di punti di vista: guardare le cose con la giusta prospettiva e riuscire a vedere il lato migliore di chiunque incontriamo per la nostra strada. Magari è solo questione di aspettative, e , come dice il proverbio, chi si contenta gode. Anche se faccio fatica a mettere vicini i verbi “accontentarsi” ed “amarsi”.

Il mito Pergolesi e lo Stabat Mater

Affascinante storia quella di Giovanni Battista Draghi detto il Pergolese: nato a Jesi da una famiglia proveniente da Pergola, trasferitosi giovanissimo a Napoli per studiare al conservatorio, non compone nulla sino alla fine degli studi a 21 anni ed infine muore a 26 anni lasciandoci una manciata di capolavori.

Questa crepuscolare figura ha incarnato (prima dello stesso Mozart) l’immagine romantica del genio incompiuto, del talento inespresso a causa della precocissima morte.

La sua popolarità postuma è legata indissolubilmente a due composizioni: l’intermezzo buffo “La Serva Padrona” e il suo Stabat Mater, che la tradizione vuole che abbia composto nel letto di morte (altra vicinanza iconografica alla vita di Mozart) e considerato il capolavoro assoluto della musica sacra nello stile del barocco napoletano.

Spendo due parole per contestualizzare il discorso: nel ‘700 l’Italia in generale, e Napoli in particolare, era considerata la capitale mondiale della musica: i musicisti italiani (e napoletani soprattutto) erano contesi dalle corti di tutta Europa, riveriti e trattati come veri e propri divi.

Pergolesi divenne il più noto rappresentante di questo genere musicale, soprattutto grazie all'enorme successo postumo della sua musica. Non era quindi una jattura che il suo catalogo si riducesse ad una manciata di composizioni (qualche opera, un paio di oratori, un paio di messe e qualche sonata)? Ecco quindi apparire quello che potremmo considerare il primo esempio di…contraffazione musicale su larga scala della storia.

Un miracolo? Sì, ma un miracolo della stampa: per oltre un secolo e mezzo, numerosi editori presero l'abitudine di procurarsi musica poco nota del ‘700 napoletano per pubblicarla mettendo come autore il Pergolesi. Tanto alla fine dell’800 il catalogo di Pergolesi arriva a contenere oltre 600 composizioni, di cui almeno 570 di dubbia attribuzione ( le edizioni più recenti contano ora 148 brani, di cui solo 30 di indiscutibile attribuzione).

E così, grazie alla ricerca musicologica, si è scoperto che diverse fra le “sue” composizioni più popolari erano in effetti opera di altri autori, in larga parte quasi sconosciuti, come Domenico Gallo, Fortunato Chelleri, Francesco Durante, Leonardo Leo o Rinaldo da Capua…Autori napoletani suoi contemporanei il cui stile, effettivamente, è in larga parte molto simile a quello del Pergolesi.

Ma allora Pergolesi è bluff ? Vale a dire, il mito ha superato la leggenda? In realtà no: Pergolesi ha senza dubbio scritto lo Stabat Mater (ne esiste la copia autografa) ed il suo Stabat Mater è davvero il capolavoro assoluto della musica settecentesca napoletana.

Lo Stabat Mater è stato scritto per Soprano, Contralto (o mezzosoprano), orchestra d’archi e basso continuo; un’ensemble piuttosto ridotto che ben si concilia con le necessità esecutive di una composizione scritta su ordinazione per la congragazione di Santa Maria della Salute e destinata ad essere eseguita in una sala da musica per il Venerdì santo.

I versi di Jacopone da Todi sono suddivisi in 12 brani (o "numeri", come si usa chiamarli), dei quali il primo (Stabat Mater dolorosa) è di gran lunga il più popolare. Una caratteristica di questa composizione che più può sorprendere al primo ascolto (e che è stata oggetto di accanite dispute) è la varietà musicale al suo interno: a numeri musicalmente drammatici (Stabat Mater, Quis est homus, Quando corpus moriretur etc.) ve ne sono altri decisamente più epici (Fac ut ardeat) ed altri che sono accusati di utilizzare una musica troppo frivola ed allegra rispetto alle parole del testo (Inflammatus et accensus, Quae Maerebat…).

Il fatto trova una spiegazione nella vocazione teatrale della musica napoletana settecentesca.

Il business dell’epoca era il teatro dell’opera, il massimo successo di un autore consisteva nel creare melodie di immediata musicalità, il pericolo da evitare era la noia o la monotonia: tutta la musica barocca napoletana, sacra o profana, è accomunata da un gusto teatrale e da un’estroversione melodica che, per chi è magari abituato ad ascoltare gli austeri tedeschi, può suonare inconsueta. Che questo sia un bene o un male, è, come accennato, argomento di aspre discussioni da almeno un secolo.