29 gennaio 2008

Zia Bonnie...


Bonnie Tyler è una cantante gallese quasi 57nne. Uno di quei personaggi dotati di buona voce, ma che hanno assaggiato il grande successo solo a tratti e dopo una lunga gavetta. In ogni caso è un'artista che si è tolta belle soddisfazioni, raggiungendo la posizione n.1 delle classifiche mondiali sia con “Total Eclipse of the Heart”, sia (e questo pochi se lo ricordano) con la canzone “The Best”, in seguito cantata, con successo ancora maggiore, da Tina Turner.

Perché questo personaggio mi ha incuriosito?

Come detto, Bonnie Tyler sta vivendo una serena mezza età, fa regolarmente i suoi concerti in giro per il mondo, ogni tanto fa uscire un nuovo album, e soprattutto vive di rendita dei successi del passato. Come molti altri artisti nelle sue condizioni, verrebbe a pensare.

Invece no.

Bonnie Tyler ha avuto, al tempo, l'intelligenza di acquistare i diritti delle proprie canzoni, il che le ha dato probabilmente un benessere superiore alla media. Ma, soprattutto, le ha consentito di prendere alcune decisioni... inconsuete.

Alcune delle sue canzoni sono irreperibili nei cataloghi discografici? Sarebbe un problema, ma Zia Bonnie pensa che sia un peccato per i suoi fan e quindi decide di mettere i brani in download gratuito sul sito.

Sono esauriti degli spartiti delle sue canzoni? Zia Bonnie pensa che sarebbe bello che chi ama la sua musica possa suonarla e quindi mette le scansioni degli spartiti sul sito. Gratis, ovviamente.

In fondo, Bonnie sa che la sua vera ricchezza sono i fans affezionati, che continuano a sostenerla e riempiono le sue serate dal vivo. Che la fanno sentire ancora una persona speciale. E quindi come una simpatica zia, se li coccola... Fa sentire speciali anche loro, insomma.

D'altra parte i suoi momenti di grande successo li ha avuti e a questo punto non sono qualche migliaio di sterline all'anno che le cambiano la vita.

Io ho trovato questa storia molto istruttiva sul fatto che alcune persone, nonostante i dischi di platino ed il successo raggiunto, hanno abbastanza intelligenza e modestia da ricordare sempre da dove provengono e grazie a chi devono la propria fortuna.

Ebbrava, Zia Bonnie...

http://www.bonnietyler.com/options.html


18 gennaio 2008

Ed ecco da dove gli "artisti" prendono le idee..

A me le inziative di Graziano Cecchini non disturbano, anzi, apprezzo che queste performance siano studiate in modo da non creare alcun danno ai monumenti.
Però quando si spaccia per "arte" la scopiazzatura di uno spot televisivo...direi che il cerchio è chiuso: la pubblicità oramai non imita l'arte, volgarizzandola, ma è l'arte che imita la televisione (almeno "certa" televisione, spot e videoclip d'autore...).
Chissà cosa ne avrebbe scritto il buon vecchio "Uolter Bengiamin"?



p.s.
Che oltre al comune di Roma, anche la Sony gli faccia causa?

Spike Jonze...

...basta la parola.

16 gennaio 2008

I Lui: L'Intellettualoide e/o Artistoide

L'intellettualoide e/o artistoide (che d'ora in poi chiameremo semplicemente I/A) è una categoria comune ad entrambi i sessi, tuttavia, solo nella sua variante maschile questo genere di individui mostra tutta la sua indisponente carica misantropa.

L'I/A, generalmente, è di aspetto mediocre, spesso di bassa statura, sgraziato e chiaramente inetto a qualunque attività fisica e sportiva. Per un malinteso senso di compensazione fin dalla più tenera età ha ritenuto che alle sue incapacità fisiche dovessero per forza essere riequilibrate da prodigiose capacità intellettuali o artistiche.

Questo, col tempo, gli ha sviluppato un eccezionale senso di autostima, che si concretizza in alcuni comportamenti, a suo modo di vedere, rivelatori della sua intelligenza superiore: ad un vero I/A, non piace mai NULLA.

Non esiste film, libro o musica che riesca a strappargli entusiasmo, o una lode incondizionata. Corollario di questa condizione è che un I/A si ritiene in grado di giudicare qualunque cosa, a prescindere dal suo grado di preparazione specifica sulla materia.

Tuttavia l'assioma di partenza dell' I/A appare piuttosto fragile: pur ammettendo che un cieco sviluppa un udito particolarmente sensibile, mi sembra azzardato applicare lo stesso meccanismo alle proprietà intellettuali o artistiche. A mio modo di vedere, i “belli e simpatici” ed i “brutti e antipatici” hanno esattamente le stesse probabilità di sviluppare un intelletto o un senso artistico superiore.

Si potrebbe obiettare che uno brutto sarà più motivato a cercare forme di realizzazione nella vita, compatibili col suo status, quindi dedicare più tempo allo studio ed alla lettura.

Teoria affascinante ma non dimostrabile, soprattutto quando, analizzando gli hobby della maggior parte degli adolescenti sfigati, si nota come siano popolari attività come la letteratura fantasy, i giochi di ruolo, i videogame... Passatempi che, non solo dubito possano sviluppare un profondo senso artistico o intellettuale, ma, hanno inquietanti affinità coi sintomi della demenza...

Cosa si rischia a frequentare un intellettualoide?

Beh, a parte il fatto che è un individuo abbastanza brutto ed antipatico e non so quante ragazze possano soprassedere ad entrambi questi difetti nella stessa persona, un ulteriore ostacolo è che l' I/A è talmente innamorato di sé da essere arido dal punto di vista umano.

Anzi, per essere precisi, un vero I/A non perde occasione per sfoggiare la sua presunta “cultura” alla malcapitata di turno, costringendola ad “adeguarsi ai suoi standard “, facendole leggere quello che decide lui, dire quello che vuole lui, e fare quello che vuole lui per “elevarla” al suo livello.

Il problema è che molte ragazze vivono in uno stato di enorme insicurezza riguardo la porpria autostima, e avendo di fronte una persona che mostra tali granitiche certezze, infiocchettate in una custodia pseudo-intellettuale, in fondo può essere un sollievo. Poco importa che la “certezza” che viene fornita è quella di essere un'idiota che non capisce niente: anche questa è pur sempre una certezza.

Si crea la convinzione che “poverino, nessuno lo capisce, mente lui è TANTO intelligente”, che a ben vedere ha molti punti in comune con la dinamica “poverino, nessuno lo ama, mentre in fondo è TANTO buono” propria della Crocerossina.

Quello che entrambe queste categorie femminili votate al martirio non comprendono è che, in fondo la gente non è cattiva, e se tutte le persone che conoscono un determinato elemento sono concordi nel ritenerlo uno stronzo, probabilmente ci sono ottime ragioni per farlo.

Tanto più che riconoscere un I/A è piuttosto semplice.

Come detto l'I/A detesta qualunque cosa non sia stata fatta da lui, ha scarsa stima di colleghi, critici, rivali. Se parla bene di qualcuno è perché questi è morto da almeno 50 anni. Non ha amici veri e propri, piuttosto, un po' come l'arpia, ha complici, e rivali coi quali che frequenta solo finché gli fa comodo.

Ma soprattutto, l' I/A si riconosce per la totale mancanza di autoironia. Tutto è dannatamente serio per lui: poiché l'esposizione delle proprie certezze inalterabili è il suo principale elemento di interazione col mondo, tutto questo è inconciliabile con ogni forma di critica o understatement.

A corollario di ciò, l'I/A disprezza tutto ciò che può essere anche solo vagamente divertente: si dichiara appassionato di cinema, ma solo di quello cecoslovacco degli anni '30; la letteratura contemporanea non lo interessa, visto che tutti i grandi sono morti, lui escluso; in campo musicale si rifiuta di ascoltare qualunque artista abbia venduto più di 20 copie del suo album e/o sia ancora in vita; se va alle mostre d'arte è solo per poterne parlare male... Il che rende la sua vicinanza oltre che irritante, pure dannatamente noiosa.

Come accennato precedentemente, fra Intellettualoidi e certi tipi di Artistoidi vi sono delle differenze estetiche. .

L'intellettualoide per esempio raramente rinuncia ad indossare la giacca, strumento essenziale per dimostrare al mondo di essere un grande uomo di cultura.

L'Artistoide, invece, si può collegare a due categorie estetiche quasi all'opposto fra loro: il dandy e lo sciamannato.

Il dandy è praticamente indistinguibile dall'Intellettualoide, gradendo oltremodo un look tipo “Miami Vice” anni '80, con completo nero e t-shirt bianca...

Lo sciamannato invece adotta lo stile proto-squatter, vale a dire che si veste un po' come gli capita, ma sempre malissimo.

Spesso ha tatuaggi e/o piercing e/o dreadlocks e/o un taglio di capelli allucinante e/o qualunque sotterfugio egli ritenga che lo renda più interessante e/o individuabile e/o speciale rispetto al resto dell'umanità.

Caratteristica distintiva degli I/A è infine una generale predisposizione a farsi crescere la barba, in particolare sotto forma di pizzetto.

Capitolo a parte merita il linguaggio dell'I/A.

Anche parlando dell'ultimo film di animazione della Pixar, cerca di distinguersi dal "popolino" snocciolando termini di uso non esattamente comune, come monotelismo, ecdotica, disfemismo o la sua preferita: MITOPOIESI, che egli usa, un po' alla cazzo di cane, quando ritiene sia il momento di “stupire” la signorina che sta corteggiando.

E' inoltre solito citare continuamente il titolo del saggio “L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”, di Walter Benjamin (che egli immancabilmente pronuncerà all'americana “Uolter Bengiamin”, non ricordandosi che era tedesco...) e nel caso sia veramente all'ultima spiaggia, tirerà fuori una frase in latino maccheronico imparata a memoria per l'occasione.

D'altra parte, il target storico dell'I/A sono 3 grandi categorie di ragazze: le liceali (o poco più) particolarmente suggestionabili, le impiegate frustrate e le ragazze cubo delle grandi discoteche della riviera adriatica.

Per dirla meglio, un I/A aspirerebbe a diventare il fidanzato di una cubista o di una diciottenne, ma in mancanza di meglio si sfoga con le impiegate frustrate. In realtà, almeno riguardo queste inclinazioni, non possiamo che stendere un velo di amorevole comprensione: anche il grande Goethe, quando gli chiedevano cosa ci trovasse in sua moglie Christiane, praticamente analfabeta e di 16 anni più giovane, soleva rispondere... Devi essere cieco, per farmi una simile domanda!

14 gennaio 2008

Le Lei: L'Arpia

nome scientifico: Harpya Horribilis

Una stirpe mostruosa popola gli incubi più profondi del genere maschile.

Una genìa di donne accecate dalla brama di potere e dominio, disposte a qualunque sotterfugio pur di vedere avverato il proprio desiderio di conquista dell'universo...

No, non mi riferisco alle Mazoniane, acerrime rivali di Capitan Harlock, ma ad una stirpe meno esotica e ancor più dannosa: le Arpie

Taluni ritengono che l'arpia non sia un genere, ma uno status: in altre parole che qualunque donna, nel corso della propria vita, possa potenzialmente trasformarsi in arpia. Questa concezione, frutto di un vetero-maschilismo che (come è evidente) non mi appartiene, ritengo sia da rifiutarsi fermamente.

Arpie si nasce.

Non che col passare del tempo, una serie di delusioni amorose, il senso di frustrazione di un rapporto logoro o il genuino senso di rivalsa nei confronti del genere maschile dopo una relazione problematica, non possano rovinare l'umore a qualche signorina particolarmente emotiva. Ma solo nel caso di una predisposizione connaturata, essa sarà in grado di coltivare il proprio malanimo come fosse un'arma.

L'arpia odia indistintamente tutto il genere umano.

L'arpia non ha amiche, ma colleghe, favoreggiatrici, o più spesso, concorrenti, che frequenta fin quando le è comodo e poi abbandona senza alcun rimpianto per iniziare a frequentare altre persone in grado di fornirle una ulteriore spinta nella scalata per il successo.

Allo stesso modo l'arpia non ha un compagno, ma un socio d'affari.

Non è l'amore la molla delle sue azioni, ma il desiderio di “farsi una posizione”, il voler, costi quel che costi, primeggiare “in società”.

L'arpia usa l'amore come fosse una merce di scambio, e il matrimonio come una joint venture della quale lei si sente e si comporta come fosse l'amministratore unico. E così come i dirigenti d'azienda ambiziosi fanno carriera passando a gestire società sempre più importanti, allo stesso modo una vera Arpia non si creerà alcun problema a cambiare compagno nel corso della propria vita, laddove incontrasse qualcuno in grado di regalarle qualche gradino in più nella scala sociale.

Già da queste poche righe avrete compreso come il rapporto con un'arpia sia sconsigliabile. Si, lo dico per tutte le categorie fin qui presentate. Ma nel caso dell'arpia, vi prego di prestare maggiore attenzione del solito.

Il perché è abbastanza chiaro: è vero che anche le altre categorie sono capaci di creare situazioni sgradevoli o imbarazzanti per i propri partner, tuttavia è doveroso sottolineare come i danni siano provocati in buona fede, senza alcuna malizia. Nel caso dell'Arpia non ci si può nemmeno appellare a questa attenuante.

Alcune persone potrebbero obiettare che, proprio perché mosse da malizia, i comportamenti e le reazioni di un'arpia siano, paradossalmente, più semplici da inserire in uno schema logico. In altre parole, frequentare un'arpia possa essere più semplice e meno imprevedibilmente catastrofico che non la maggior parte delle altre categorie.

Non nego che in quest'osservazione contenga del vero, tuttavia ritengo che la maggior parte delle persone preferisca perdonare le ingenuità di un/una partner sinceramente innamorato, piuttosto che avere una relazione con qualcuno che ci frequenta solo per il proprio interesse personale.

Come riconoscere un'arpia? Al contrario di quanto ci si aspetterebbe, l'elemento estetico non è un indizio fondamentale.

Una donna molto bella potrà certamente essere esigente o assillante ma raramente sarà una vera arpia. Il perché è presto detto: una donna molto bella riesce ad ottenere quello che desidera senza particolari sforzi.

Un'arpia al contrario, fin dai primi turbamenti adolescenziali, ha capito che la sua vita sarà sempre in salita e che l'unica chiave del successo è riposta in una volontà ferrea ed una determinazione inattaccabile. E ritiene la seduzione come la maggiore applicazione pratica di queste qualità.

Considerando il meccanismo dell'innamoramento non dissimile da quello della promozione pubblicitaria, l'arpia compie delle ricerche di mercato, si ripropone di raggiungere determinati risultati, cerca di delimitare il suo target in modo chiaro e specifico. Nulla è lasciato al caso, dai locali da frequentare alle persone con cui civettare, tutto è frutto di un piano prestabilito ed organico che, se eseguito con cura e meticolosità, dovrebbe portarla al sicuro successo.

Certo, nel caso di aspiranti arpie o arpie poco dotate, basta essere sobri ed avere un'intelligenza nella media per capire entro pochi minuti che quella ragazzotta che mentre ci parla fa cadere il discorso sullo stato patrimoniale della nostra famiglia e, nel frattempo, prende appunti, forse non è interessata solo ai nostri begli occhi o al nostro fascino...

Al contrario, un'arpia di talento (perché anche nell'abbracciare il regno del male ci sono quelli che riescono meglio di altri), è in grado di dissimulare in modo praticamente perfetto i suoi reali scopi. Sarà un'amabile conversatrice, sorridente e spiritosa. Grazie all'esperienza saprà che non è detto che chi ha una bella macchina o un orologio costoso, sia un partito migliore di chi non si cura di queste cose. Sarà inoltre talmente ambiziosa da cercare non solo un buon partito, ma anche un buon partito che effettivamente le piaccia. In definitiva si comporterà in modo indistinguibile da come si comporta una giovane donna piacente e piacevole.

Perché un'arpia di talento sa che, per ottenere quello che vuole, deve avere un piano di ampio respiro e che agire in maniera frettolosa sarebbe il peggiore degli errori. Forse è da questa abilità a dissimulare che è nata la leggenda metropolitana che sostiene che qualunque donna può trasformarsi in Arpia. Al contrario, sono le arpie di talento ad essere in grado di travestirsi, in modo convincente, in qualunque altra categoria femminile all'occorrenza; per poi mostrare la propria vera natura solo dopo aver sedotto la propria vittima.

Ma allora, come difendersi da questo genere di donne? E' difficile trovare una risposta.

Generalmente i maschietti più esperti sviluppano un sesto senso che fa loro intuire che una ragazza non è esattamente come vuole farci credere. Tuttavia, ad esclusione dei casi più evidenti (e maldestri), non è possibile enunciare delle regole valide in generale.

Piuttosto, un single sicuro di sé a volte adotta una tattica differente: farsi ammaliare dalla giovinetta di turno, attendendo che la signorina passi alla seconda fase, per rompere i rapporti con la medesima.

Purtroppo questo gioco è pericoloso: un'arpia è capace di dissimulare le proprie vere intenzioni per mesi o addirittura anni e al contempo, come qualunque donna sinceramente innamorata, non perderà occasione di sottolineare al compagno che lo sente distante e poco partecipe al rapporto, che, insomma, se davvero è innamorato di lei, dovrebbe dimostrarlo di più e meglio.

Questa situazione è un evidente scontro fra volontà contrapposte e rischia di creare un'impasse nella relazione. D'altra parte, mettiamo che la signorina in questione sia realmente dotata di buoni propositi e ottimo carattere: alla lunga un atteggiamento così interlocutorio da parte del partner non può che portare alla degenerazione di un rapporto che sarebbe da coltivare con cura e passione.

Questo in teoria.

Nella pratica, se il vostro sesto senso vi fa intuire che in quella persona c'è qualcosa di poco chiaro, certamente, il tempo vi darà ragione. Quindi dovete essere cortesi ma irremovibili di fronte a scene pietose, minacce di abbandono e tentativi lacrimevoli di riconciliazione da parte della vostra partner.

Perché l'arpia di talento entra nel rapporto come fosse un socio di minoranza e lentamente, ma metodicamente, acquista quote sempre maggiori della società, fino al controllo completo; lasciando al partner, nel migliore dei casi, una carica onoraria e nessun potere decisionale.

E quando ci si rende conto di quello che sta accadendo, normalmente, è già troppo tardi per trovare un rimedio, se non con costi emotivi ed economici altissimi. Il che può scoraggiare più di una vittima.

A ciò si aggiunge un altro elemento: considerando che ci si abitua un po' a tutto e che l'uomo medio è straordinariamente pigro, non è detto che chi è vittima di un'Arpia abbia davvero voglia di uscire da questa vortice di sopraffazione... In fondo, si penserà, avere accanto qualcuno che decide tutto al nostro posto può avere anche i suoi lati positivi. Il che spiega come mai tante persone si lamentino del loro partner, ma poi non facciano nulla per cambiare la propria situazione.

Lascio alla sensibilità di ognuno un giudizio di merito sull'opportunità o meno di un tale comportamento.

Io personalmente non lo approvo, e considero con un certo disprezzo chi affida in modo così inerte la propria vita alle stravaganze di un mostro del genere. Però, come si dice in certi casi...Amantes amentes.

FAQ:

La mia compagna, da quando siamo andati a vivere assieme, ha gettato nell'immondizia la mia collezione di libri antichi, in quanto “difficili da spolverare”, ha cambiato 3 volte l'arredamento del soggiorno in un anno, mi vuole costringere a smettere di fumare e vuole convertirmi alla cucina macrobiotica, sostituendo le mie adorate bistecche alla fiorentina con tufu ai germogli di soya. Ha venduto su ebay il mio HiFi della Mark Levinson sostenendo che stilisticamente non si intonasse con le tende del salotto, e l'ha sostituito con un compatto della Inno-Hit color mandarino. Rientrando a casa devo indossare immediatamente pigiama, vestaglia e pattine e mi sono vietate diverse attività, come il comunicare con gli amici sotto qualunque forma, guardare le partite in televisione o interessarmi a programmi dove vi siano vallette di età inferiore ai 55 anni. Da qualche tempo, inoltre, non fa che ripetere quanto sono fortunato ad averla incontrata e come la nostra vita sarebbe stupenda con un Golden retriver, una nuova macchina da mostrare ai vicini ed un nostro bambino da mostrare ai nonni. Ha destinato la camera da letto a camera degli ospiti, costringendomi a dormire sul divano, ma in pratica vi ha trasferito l'adorata madre ex tenente delle ausiliarie delle wermacht, la quale comunica solamente per monosillabi in tedesco. Dice continuamente che prima di conoscerla ero un fallito e non valevo niente. Mi ha anche costretto a cambiare lavoro, per poter passare più tempo assieme: prima di conoscerla ero primo violino nell'orchestra filarmonica del Teatro alla Scala, adesso, mi ha trovato un posto, in nero, come fattorino nell'azienda di pompe funebri della sua famiglia. Sono finito nelle mani di un'arpia?

Caro amico e lettore, la ringrazio per la bella lettera, ma penso che lei si sbagli. Per quella che è la mia esperienza personale i comportamenti della sua compagna sono esattamente quelli di una donna italiana media.

12 gennaio 2008

Ancora sul cambio Dollaro-Euro

radiohead_in_rainbows2Il giorno 10 gennaio scorso ho acquistato da un negozio statunitense on-line il CD del nuovo album dei Radiohead.

Costo totale, comprensivo di spese di spedizione: 7.80 Euro.

Mia cugina,

che ha un negozio di dischi paga dal distributore lo stesso album 12.50 euro+ iva.

Evito trionfalismi, visto che non mi è ancora arrivato il CD... ma che qualcosa in questi conti non torni è più di una sensazione.