07 febbraio 2008

i Lui: i Peter Pan: 2. I Mammoni (ancora da completare, ma manca poco)

Credo che a questo punto della lettura avrete capito che io non sono la persona più adatta a dare consigli sulla felicità di coppia.

Sono però in grado di dare una definizione di coppia tout-court: essa infatti è formata dall'unione di due persone.

In realtà ci sono momenti della vita in cui, per caso o per scelta, il numero di persone che formano la coppia può essere differente. Pur non essendo un bacchettone, l'esperienza mi ha insegnato che quando nella coppia si è in più di due, a lungo andare qualcuno è di troppo, mentre quando si è in meno di due (succede anche questo), qualcosa non funziona come dovrebbe.

Le ragioni, le modalità e le conseguenze di queste situazioni possono essere disparate: essere il terzo incomodo in una coppia in crisi, non è certamente una situazione fra le più encomiabili moralmente, tuttavia, nel breve periodo, non le si possono negare dei risvolti piacevoli. Simmetricamente, scoprire che la coppia cui apparteniamo ha un numero di componenti innaturalmente superiore alle nostre aspettative può essere fastidioso.

Esiste però una categoria di persone, di entrambi i sessi, che la pensa diversamente. Che ritiene che una coppia sia perfetta quando si è in tre. Non mi sto riferendo a neo-hippy profeti dell'amore libero, ma, come avrete intuito, ai mammoni.

I mammoni possono essere di entrambi i sessi.

In realtà praticamente tutte le donne appartengono a questa categoria, quindi parlare delle mammone equivarrebbe a parlare delle donne in generale. Per questa ragionevolissimo motivo concentreremo le nostre riflessioni sui mammoni di sesso maschile.

Si dice che per l'uomo italiano tutte le donne sono mignotte esclusa la mamma. Abbastanza ottimistico considerando che molti di noi sono i figli della generazione che ha fatto il '68 e la rivoluzione sessuale. Ad ogni modo, l'immagine classica del maschio italiano è quella di una persona che ama sua madre più di qualunque altra cosa al mondo.

La cosa non deve influenzarci più di tanto: in fondo l'immagine stereotipata del maschio italiano ci dipinge immancabilmente coi capelli neri, bassi e tarchiati, con baffi e basettoni, con indosso una coppola e una lupara a cantare romanze napoletane accompagnati da un mandolino su una gondola a Venezia.

Tutti i pregiudizi hanno un fondamento di verità. Io per esempio suono benissimo il mandolino. Ed è anche vero che, pur con le dovute eccezioni, il maschio italiano medio fa una fatica superiore ai suoi colleghi europei a staccarsi dai vincoli familiari. La donna italiana, al contrario, nemmeno ci prova.

Il mammone ha la caratteristica di riuscire a mimetizzarsi fra le altre persone, se in compagnia. Al contrario di altre categorie non è riconoscibile a prima vista, non ha un abbigliamento standard, né elementi evidenti di riconoscimento. Quindi l'indagine sulla vera natura del maschietto che avete appena conosciuto sarà, almeno inizialmente, solo indiziaria.

Un primo indicatore del rapporto morboso fra un figlio e la propria madre è, banalmente, la distanza in linea d'aria fra le loro abitazioni. Distanza che, evidentemente può essere uguale a zero, nel caso di figlio convivente con la mamma, ma che può essere preoccupante, in grandi città come Roma o Milano, anche nel caso di diverse centinaia di metri, o addirittura chilometri, se in zone ben servite dalla metropolitana.. D'altra parte queste persone cercano giustificazioni di ogni sorta per spiegare lla vicinanza alla propria madre. Ne presento alcune.

Sta a voi, giovani donne in età da marito, decidere quali e quando queste giustificazioni siano accettabili o, almeno plausibili. Da parte mia, mi limito a dare alcuni spunti di riflessione.

Scuse come “mia madre è malata” ed ha bisogno di avere qualcuno vicino, sono da accettare con molta cautela: è vero che si richiamano ad una certa letteratura ottocentesca piena di buoni sentimenti, ma, a meno che il vostro fidanzato non sia un geriatra, non vedo di che utilità possa essere la sua presenza costante al capezzale della madre. Senza contare che applicando in modo generale questa regola, visto che, chi più, chi meno, praticamente tutte le donne di 70 anni sono malate, qualunque figlio dovrebbe passare l'intera sua esistenza accanto alla madre.

Come, a ben vedere, già accade.

Tuttavia, non nego che un figlio responsabile possa sentire il dovere di accudire la propria madre, se effettivamente in cattiva salute o se prossima alle sue ultime ore, soprattuto se è in gioco una consistente eredità.

Altrettanto frequente è la frase “abito vicino a mia madre perché, sai, se le succedesse qualcosa...”.

A parte il tono vagamente iettatorio di una dichiarazione del genere, che dovrebbe succedere a sua madre? Ha 70 anni, non si droga, non scopa a destra e manca, si sente tutti i giorni con altre 4 vicine sue coetanee per fare la spesa o per darsi una mano l'un l'altra. Per carità, la tua costante presenza le fa piacere (è pur sempre una mamma italiana), ma, non si vede di cosa, una donna del genere, possa avere bisogno da richiedere una presenza costante del proprio figliolo!

Altra scusa apparentemente valida, ma assai criticabile per giustificare un'eccessiva vicinanza alla madre è “sai, abito in questa piccola dependance di casa dei miei. In fondo perché pagare l'affitto?” Ovviamente esistono tutta una serie di varianti, sul tema sia del tipo di abitazione, sia sul tipo di contratto di locazione, ma frasi del genere dovrebbero portare la donna saggia a chiedersi se la persona che ha conosciuto sia un inguaribile mammone o, semplicemente, un lurido spilorcio.

I maggiori problemi a cui si va incontro frequentando un mammone, non sono altro che la massima estremizzazione di quelli propri di tutti i Peter Pan.

Entrando nello specifico, poiché il vostro potenziale compagno è stato cresciuto, coccolato, lavato, stirato e nutrito dalla mamma, è giunto all'età adulta pressoché incapace di ogni forma di indipendenza, sia nelle cose pratiche che nella sfera affettiva. Il che, più che una fidanzata, fa di voi una specie di versione gratuita della loro donna di servizio. Per carità: conosco donne che non sognano altro se non rendere felice il maritino con manicaretti, camicie stirate e la casa in perfetta pulizia. Tuttavia, se pensate che l'economia domestica debba essere il vostro campo di realizzazione nella vita, sappiate che, per quanti siano i vostri sforzi, nel cuore del proprio compagno potrete solo aspirare alla medaglia d'argento.

Sarebbe però ingeneroso limitarsi ad elencare i lati negativi di questa categoria. In realtà l'essere stati addestrati fin dalla più tenera infanzia a ricevere ordini da una donna, essere così attaccati alla propria casa e famiglia, e l'abitudine ad essere tenuti sotto stretto controllo, rende i mammoni una delle categorie più innocue dell'universo maschile.

Certo innocuo non è sinonimo di avventuroso, intraprendente o audace. Ma se non sono queste le caratteristiche che cercate in un uomo, o se la vostra sveglia biologica inizia a suonare incessantemente, dovreste abbassare il livello delle vostre aspettative e considerare seriamente di affidarvi ad un mammone.

Siamo sinceri: a che serve un uomo in casa, se non ad aiutare a portare la spesa, cambiare una lampadina ogni tanto e scaldare il letto durante l'inverno? E nessuna di queste attività fondamentali è messa in seria discussione dal fatto che il vostro compagno sia un mammone impenitente. Anzi. Il fatto che il proprio spesso vada a trovare la mamma può essere occasione per ritagliarsi dei piccoli momenti di tregua, da dedicare alla lettura, alla frequentazione di amiche o, se il vostro aspetto ve lo consente, integrare la vostra sfera affettiva con altre frequentazioni maschili, giusto per ristabilire una certa simmetria negli coppia.

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